
an eventful year
Nel 2020, l'anno della pandemia di Covid 19 mi trovavo nelle Langhe, lavoravo nella ristorazione e studiavo presso l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Sono entrato in Università con l'idea di cambiare qualcosa nel mondo del cibo, con la consapevolezza che la maggior parte delle problematiche che affligono oggi il Pianeta riconducano all'organizzazione attuale del sistema alimentare. A muovermi c'era una sfrenata passione per la cucina, e la volontà di capire se una cucina buona, pulita e giusta, fosse possibile anche nella realtà, oltre agli ideali. Poi, circondato dal panorama delle Langhe, ho conosciuto un mondo a cui ero estraneo, quello del vino. Quello della convivialità e della condivisone che può derivare da una buona bottiglia di vino sul tavolo e persone intorno alla stessa. Alcune delle più belle amicizie sono nate proprio in una di queste situazioni. Poi le prime serate goliardiche hanno lasciato il posto alla sete di conoscenza, saperne di più e raggiungere un livello di consapevolezza sempre più alto diventava sempre di più la chiave.
8 marzo 2020
Era il giorno di chiusura della Lombardia a causa della pandemia di COVID 19, ma prima di questo doveva essere l'inizio di una nuova importante esperienza lavorativa in un fantastico ristorante. Scontato dire che il lavoro non andò in porto a causa degli eventi di quei giorni.
Di lì a poco mi sarei dovuto laureare, lo farò poi a distanza nel corso dell'anno.
Senza un lavoro per mantenermi e con la prospettiva della pandemia che non accennava a rallentare decisi di tornare a casa, a Castelletto Ticino, a pochi km dal Lago Maggiore.
Iniziai dopo poche settimane a lavorare nel negozio di famiglia, un grande negozio di biciclette sulla Strada Statale del Sempione di proprietà della mia famiglia dagli anni 2000.
DUE IN UNO
Lavorare in negozio nel mondo del ciclismo mi piaceva e mi piace ancora, la vendita al dettaglio ha molto da condividere con l'ospitalità dal mio punto di vista, ancor di più in un negozio a gestione famigliare.
È un po' come accogliere in casa tua persone diverse tutti i giorni, ed è vero che alla fine della giornata devi guardare i numeri, ma questo vuol dire che le persone devono uscire più felici di quando sono entrate e con qualcosa in più.
Gli spazi grandi del negozio e la necessità di avere di nuovo a che fare con l'enogastronomia in prima persona mi hanno portato a introdurre una trentina di etichette, più per gioco che per altro.
Mi mancava il contatto con il vino, con questi vini, con i produttori, con le realtà agricole che avevo imparato ad amare negli anni precedenti.
Ecco da qui è nato tutto, da qui le prime domande "ma che cosa c'entra il vino con la bici?" e le prime difficoltà nella comunicazione di un'idea nata per caso e diventata un caso da capire, da indagare.
Passione e responsabilità.
Non potevo lasciare il negozio per responsabilità, non potevo non lavorare con ciò che mi appassiona e mi rende felice. È come una grande bottega di quelle a cui non siamo più abituati, dove le passioni di una famiglia unita imparano a condividere spazi e risorse e convivono grazie alle persone che le vivono ogni giorno.
IL GUSTO è IL "SENSO" PIù IMPORTANTE CHE ABBIAMO
